Così è arrivato, prima il libro, poi la musica, poi i testi delle canzoni.
Non é vero, niente di tutto questo, tutto era già scritto, impaginato, composto.
Sarei rimasto volentieri nel luogo dove ero confinato, dove tutto si assopisce, sfuma, e pian piano se ne va.
La chitarra era già nel fodero e i pensieri arrugginiti arrancavano.
Lì in un certo senso stavo bene, invece questo “Spoon River” così personale e intimo, è salito su con un impeto irrefrenabile, come acqua fresca che buca la terra, che da fango pian piano diventa chiara, cristallina, o come diceva Franco Fortini, trasparente come l'alabastro.
Vedevo nitidamente le mie radici, umili, forti, scorbutiche, ma allo stesso tempo delicate, intime e fragili, che mi guardavano in silenzio, parlandomi mute.
Così tutto quello che c'era da dire mi è stato detto, e io l’ho scritto, suonato e anche cantato;
dovevo farlo, era impossibile fuggirle, scansarle.
Così son tornato a essere “il cantore soggettivo” e con l'aiuto di amiche e amici veri, sinceri, tutto ha preso corpo.
Avrei voluto intitolare questo lavoro “la musica uccide”, perché in quel preciso periodo, era quello che volevo lasciare.
I miei erano pensieri sgarbati, sgomitavano maleducatamente, ma c'è sempre in fondo all'uomo, anche in quello più distante, una pace profonda, una piccola resurrezione, e così è stato anche per me.
“L'importante poi è capire, che la vita sta nel palmo di una mano, abbracciare poco e niente,
affogare lentamente tra la gente,
non scordarsi di baciare, di risate sbellicarsi e mai fermare,
quando arriva puntualmente, di nascosto qualche pianto, ogni tanto …ogni tanto”
"Il cantore Soggettivo"
(La Contea di Levante, come definizione invece, arriva da una fervida immaginazione di Mario Soldati, uno dei primi lettori di Paolo Bertolani, che in un bel giorno di primavera la fece sbocciare in mezzo a chiacchiere e bicchieri di vino, proprio come possono spuntare le margherite, e che poi Paolo fece sua, e che ora …volentieri faccio mia).
Il disco esce in contemporanea al romanzo omonimo, il primo della carriera del cantautore ligure per il quale l’urgenza di dire è stata tale che il canto si è prolungato oltre le note per assumere le cadenze di una scrittura tersa e luminosa, al fine di definire nei dettagli le situazioni ed atmosfere affidate alla musica.